LE ESPERIENZE REGGIANE DI WORKERS BUYOUT PRESENTATE ALLA CAMERA
“La percentuale di successo di workers buyout è molto più elevata di altre iniziative imprenditoriali non organizzate in questo modo”. Così Daniela Cervi, responsabile dell’Ufficio economico finanziario di Legacoop Emilia Ovest, è intervenuta il 14 febbraio a Roma alla Camera presso le Commissione Lavoro e Attività produttive riunite per la discussione delle risoluzioni di Tiziana Ciprini (M5S) e di Antonella Incerti (Pd), in merito alle iniziative volte a favorire l’acquisizione del capitale sociale delle imprese da parte dei loro dipendenti (workers buyout).
Dei sei esempi riportati, è stato registrato solo un caso di insuccesso. Tra le condizioni fondamentali perchè questo modello funzioni, è prima di tutto necessario individuare un business che abbia mercato, e prospettive; cosa ancora più importante è verificare la reale disponibilità e volontà dei lavoratori, che non devono accettare per disperazione, ma essere decisi e consapevoli della scelta: si tratta di passare da dipendente a “socio lavoratore”, un imprenditore a tutti gli effetti, un cambiamento che richiede un forte cambio di mentalità.
Erano presenti all’audizione alla Camera anche Stefania Ghidoni, vicepresidente della cooperativa Art Lining di S.Ilario d’Enza, e Antonio Caselli, presidente della cooperativa Greslab di Scandiano, che hanno illustrato l’esperienza di successo delle due cooperative reggiane.
Secondo Daniela Cervi a dover essere tenuto particolarmente in considerazione per questa tipologia di società è il filone del “cambio generazionale”. L’esempio riportato è quello della cooperativa Arbizzi di Corte Tegge, società nata nel 1997, con imprenditore unico. Quest’ultimo, nonostante l’azienda lavorasse bene, aveva intenzione di smettere tre anni fa, senza avere ricambio generazionale diretto; la scelta, rilevatasi poi essere di successo, è stata quella di lasciare l’impresa direttamente ai dipendenti.
Altro aspetto importante, sollevato dalla on. Ciprini, è quello finanziario. Secondo la rappresentante di Legacoop una garanzia statale per coprire operazioni finanziarie di sostegno alle imprese workers buyout sarebbe molto importante, sia perché vi è difficoltà a reperire i fondi presso le banche, e sopratutto perché le cooperative vorrebbero escludere la richiesta di garanzie personali ai lavoratori. Un’altro aspetto da tenere in considerazione è legato al fondo mutualistico di Legacoop Coopfond, che con l’entrata in vigore del decreto n. 53 del 2015 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di modifica del testo unico bancario, non ha più la possibilità di erogare finanziamenti alle cooperative come i workers buyout, ma solo di intervenire nel capitale. Per Daniela Cervi si tratta di una notevole limitazione.
Le esperienze reggiane di workers buyout presentate alla Camera sono nate anche grazie all’appoggio di Legacoop Emilia Ovest e al supporto di Coopfond, oltre che di Cfi (Cooperazione Finanza Impresa).