L’introduzione di Simona Caselli al libro su Giannetto Gatti “Bracciante, soldato e partigiano, cooperatore”
Questo libro narra di un contadino dalla terza elementare, antifascista, partigiano nella lotta di Resistenza, cooperatore per tutta la vita. È un libro singolare per la scrittura, per il contenuto appassionante, per la straordinaria figura del protagonista, al quale la Repubblica ha conferito l’onorificenza di Commendatore. Come prefazione potrei fermarmi qui. Ma questa storia aiuta noi cooperatori nella vita e nel nostro lavoro e il suo racconto scarno ed essenziale, così vicino alle esperienze umane, proprio della “scrittura orale”, ci propone più di una riflessione. Abbiamo davanti un uomo di pace, che definisce la guerra “la cosa peggiore da ogni punto di vista per l’umanità”, un contadino che ama la terra ed il lavoro per essa, i campi arati con maestria, quando l’aratro era tirato dai buoi, le prime macchine che risparmiavano la fatica dei braccianti. Per chi, come me, è nata molto dopo quel periodo, la descrizione ha la cadenza di un film, che mostra queste donne e questi uomini con la loro duplice fatica: una per il lavoro e l’altra per il suo risultato. Ci fa vedere le loro discussioni, le perplessità, i sacrifici, i timori. Ma anche il loro coraggio, l’intelligenza pratica (meglio i cocomeri del prato), la solidarietà (il latte per i bambini), la determinazione. Nel libro di Giannetto Gatti manca qualsiasi esibizione. Egli, oltre che per il suo nome, è un reggiano inesorabile, figlio di un popolo mite, austero e tenace, capace di pensare l’impensabile e, soprattutto, di realizzare cose sbalorditive con una modestia incapace di propaganda. Guarda caso qui da noi oltre l’80% delle famiglie ha la casa propria, e i servizi sanitari, assistenziali ed educativi per l’infanzia, per gli anziani e per i più deboli sono tra i più avanzati d’Italia e, forse, d’Europa. Giannetto descrive il suo pensiero senza mettere in mostra la sua saggezza e la sua cultura: anzi, ci tiene a dire che ha la terza elementare, ma per noi cooperatori si è conquistato da un pezzo, sul campo, la laurea honoris causa in Economia Cooperativa. Nonostante questo suo modo di porsi, chi legge resta ammirato dalla trama delle sue relazioni umane, dalla poetica descrizione delle conversazioni dei compagni dopo il lavoro, dall’esaltazione del lavoro, strumento di dignità delle persone e sempre fina-lizzato alla solidarietà, dalla coscienza della propria attività di dirigente aziendale, dalla concretezza dei risultati, dalla chiaroveggenza dei grandi problemi, dal senso di moderazione e di equità. Gli antichi pensavano che il segreto della felicità é la libertà e che il segreto della libertà é un cuore valoroso. Giannetto non ha mai usato la parola felicità, ma ha certamente un grande cuore.
Giannetto Gatti è un uomo sobrio, cosciente di essere parte della classe dirigente. In un paese come il nostro dove la classe dirigente ha spesso brillato per inettitudine e per il silenzio, egli sa quali sono i suoi meriti e quelli dei suoi amici contadini, coi quali ha sempre condiviso la collegialità delle decisioni.
Sobrietà e coscienza sono un tratto che Giannetto mantiene anche rispetto alla Commenda che la Repubblica gli attribuisce. Giannetto Gatti è un uomo moderno, un esempio per il futuro. Egli è nostro compagno di lavoro e nostro Maestro. È per l’esempio di uomini come lui se la nostra opera è meno ardua e una storia come la sua ci rende coscienti della nostra forza. È anche per questo che ci fa particolare piacere festeggiarlo in questo 2012, Anno Internazionale delle Cooperative di cui lui è senz’altro un emblema, avendo dedicato la vita alla concreta applicazione dei principi cooperativi. Non so se in una prefazione si possono fare dei ringraziamenti. Il lettore mi scuserà se faccio un’eccezione, ma devo farla a nome delle migliaia di cooperatori che qui rappresento, che sono felici di essere compagni di un uomo di tale levatura.
Caro Commendatore, grazie! Con te ci sentiamo più sicuri nel nostro lavoro e nella nostra vita.