Presentato il Bilancio Sociale del Consorzio Quarantacinque
E’ stato presentato il 29 gennaio il secondo Bilancio Sociale di Quarantacinque, relativo al 2011, che analizza il ruolo dello stesso consorzio e delle 45 cooperative sociali associate: di queste 18 svolgono attività di inserimento lavorativo e 27 attività socio-assistenziali ed educative, a cui si aggiungo 5 cooperative non sociali e alcuni soci sovventori.
Quarantacinque associa cooperative in 12 regioni italiane: è il punto di riferimento di buona parte della cooperazione sociale reggiana aderente a Legacoop, ma anche una delle realtà più importanti a livello nazionale sempre in ambito Legacoop. Numerosi sono i servizi acquisiti dalle cooperative socie tramite il consorzio: 51 in Emilia-Romagna (di cui 43 nella provincia di Reggio Emilia), 10 in Lombardia, 5 in Veneto, 2 in Liguria, 4 in Sicilia, 2 in Trentino Alto Adige, 3 in Lazio e 1 in Molise.
“Anche dal secondo Bilancio sociale – spiega il presidente di Quarantacinque Piero Giannattasio – emerge chiaramente il ruolo importante del consorzio per l’attività di promozione, sviluppo e crescita delle cooperative sociali associative. Ma il Bilancio sociale vuole essere anche una bussola per permetterci di capire meglio la direzione da intraprendere in una realtà sempre più complessa e piena di difficoltà come quella del welfare”:
“Il Bilancio sociale – aggiunge il direttore Fabrizio Montanari – esamina l’attività del consorzio in modo complessivo, e non solo quindi dal punto di vista economico. I dati che emergono mettono comunque in rilievo un consorzio dinamico. Il fatturato proprio del Consorzio, nel 2011, è stato di 15.227.090 euro. Circa i 3/4 del fatturato del Consorzio si collega alle attività socio-assistenziali ed educative e il rimanente in buona parte alle cooperative di inserimento lavorativo. A livello reggiano invece i lavori acquisiti dalle cooperative di inserimento lavorativo superano, anche se di poco, i servizi socio-assistenziali ed educativi.
“Nella nostra provincia, ma anche a Piacenza, dove sono diverse le cooperative socie – spiega il presidente Giannattasio – il Consorzio è impegnato da anni per lo sviluppo dell’occupazione di persone svantaggiate, in collaborazione con le amministrazioni locali e con Iren, grazie ad appositi protocolli ispirati alla legge 381 che regola le cooperative sociali. I risultati sociali sono ancora di grande rilievo: i lavoratori svantaggiati attivi nelle cooperative sociali di Quarantacinque, grazie ai lavori di cui il Consorzio è assegnatario, erano 459 nel 2009, 487 nel 2010 e 600 nel 2011: un trend positivo anche in arco di tempo in cui la crisi si è fatta sentire”.
“Il Bilancio sociale prevede anche – prosegue Montanari – degli obiettivi di miglioramento, come accordi con il sistema creditizio per favorire l’accesso al credito, servizi per la patrimonializzazione delle cooperative associate, supporto al fund raising, innovazione dei servizi e sinergie con gli altri soggetti del Terzo Settore. Inoltre puntiamo molto alla formazione: proprio in questo periodo è in svolgimento un corso di marketing sociale di altissimo livello rivolto alle nostre cooperative e organizzato in collaborazione con Qua.Dir, la società di alta formazione di Legacoop.”
“Sono azioni indispensabili – concludono Giannattasio e Montanari – se vogliamo superare la situazione di crisi che ormai attanaglia il sistema del welfare. Riteniamo che il ruolo della cooperazione sociale sia oggi più che mai indispensabile, ma la crisi economica e finanziaria, la grandissimi difficoltà di accedere al credito, la scarsa capacità di spesa delle famiglie, i tagli sempre più pesanti alla spesa pubblica, e una ancora non ben chiarita ridefinizione delle politiche di welfare ci preoccupano sempre più. Dal prossimo Governo dovranno uscire linee chiare su come affrontare questa situazione: non è certo tagliando i servizi sociali in maniera indiscriminata e togliendo le risorse alle autonomie locali che si risolvono i problemi, e nemmeno con manovre incomprensibili sull’Iva per le cooperative sociali, o con una spending review che rischia di abbassare drasticamente i livelli di assistenza. Il welfare non può essere considerato infatti un mero costo, ma una condizione indispensabile per la ricrescita economica dell’intero Paese.