Presentato dall’ACI il rapporto Euricse sulla cooperazione in Italia
Le cooperative? Hanno dato prova di saper attraversare gli anni bui della crisi, complessivamente, meglio di ogni altra forma d’impresa. Tra il 2008 e il 2011, infatti, la produzione è comunque aumentata dell’8,2% e, soprattutto, gli investimenti non si sono fermati e l’occupazione non solo non è scesa, ma è cresciuta, e più ancora le assunzioni di persone svantaggiate. Il merito? Solo uno: essere una forma d’impresa che ‘per statuto’ mette al centro non la remunerazione del capitale ma un insieme ben più articolato di bisogni dei soci. Un’impresa, cioè, che mette al centro non la finanza ma la persona.
Sono questi, in sintesi estrema, i risultati del secondo Rapporto sulla cooperazione di Euricse, dedicato appunto agli anni della crisi e presentato il 23 gennaio a Roma insieme all’Alleanza delle Cooperative Italiane. “Il Rapporto Euricse – sottolinea il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Giuliano Poletti – dimostra la validità di un modello nato per dare risposte ai bisogni delle persone; di un’impresa che non cerca il profitto immediato, ma che valorizza la partecipazione responsabile dei soci per contribuire alla crescita di tutta la comunità. Per questo crediamo che la cooperativa sia uno strumento utile per favorire un nuovo protagonismo sociale, una partecipazione attiva dei cittadini che contribuisca alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, più equo ed inclusivo”.
Solo in Emilia-Romagna, secondo il Rapporto Euricse, le cooperative attive sviluppano un valore della produzione pari a 27,873 miliardi di euro annui. Imprese, complessivamente, ben patrimonializzate, se è vero che il capitale investito è di 38,786 miliardi di euro. Gli addetti? Hanno superato quota 268.000, ovvero 6.186 addetti ogni 100mila abitanti, un indice che pone l’Emilia al primo posto in Italia.
Ma come si sono comportate queste imprese negli anni più bui della crisi da cui non siamo comunque ancora usciti? Come si accennava, tra il 2008 e il 2011 la produzione è aumentata dell’8,2% e gli investimenti addirittura del 10,6%, a testimonianza di un mondo che continua comunque a investire sul futuro. Merito anche di un sistema bancario che con il credito cooperativo non ha chiuso i rubinetti degli affidamenti alle imprese, tant’è che in questi stessi anni la quota di mercato sui mutui alle PMI è cresciuta fino a sfondare il tetto del 20%.
La produzione ha continuato a crescere, gli investimenti pure e anche l’occupazione, in caduta libera in tutto il Paese, è aumentata dell’8%. Tutte queste dinamiche sono state particolarmente forti per le cooperative sociali che nel periodo considerato, nonostante le difficoltà di bilancio e i ritardi nei pagamenti da parte di tanti enti pubblici, principali committenti del settore, hanno visto crescere gli investimenti addirittura del 19,4% e le assunzioni di lavoratori svantaggiati, nelle cooperative sociali di tipo B, del 17%. Una funzione anticiclica molto forte, che la cooperazione ha sempre avuto ma che in questa occasione ha superato anche le attese.
“La funzione anticiclica delle cooperative – ha spiegato Carlo Borzaga, docente dell’Università di Trento e presidente di Euricse, nel corso della presentazione – è da attribuire soprattutto al loro essere imprese con obiettivi e strutture proprietarie che tendono a salvaguardare l’interesse dei soci in quanto portatori di un particolare bisogno, piuttosto che di capitale di rischio”. Un risultato ancora più importante se si pensa che questa crisi è nata proprio da un peso eccessivo assunto dalla finanza – e dalla finanza di un certo tipo – a scapito dell’economia reale. Attente alle persone, e dunque al futuro delle proprie imprese, le cooperative sanno però gestire bene, e meglio di altri, gli aspetti finanziari.
“Dietro queste diverse performance – ha spiegato, infatti, Borzaga – c’è anche una generale solidità patrimoniale e livelli di efficienza non dissimili da quelli della altre forme di impresa. Dal confronto statistico tra tutte le cooperative, le società a responsabilità limitata e le società di capitali che avevano depositato il bilancio per il 2009, realizzato utilizzando indicatori non influenzati dai diversi obiettivi delle forme di impresa, risulta che le cooperative, contrariamente a quanto spesso sostenuto dagli economisti, presentano buoni livelli di patrimonializzazione (salvo che nel settore agricolo, dove buona parte degli investimenti sono necessariamente effettuati dai soci) e sono caratterizzate da indicatori economico-finanziari più equilibrati rispetto alle società di capitali. Risulta inoltre esservi una correlazione diretta e positiva tra propensione alla patrimonializzazione e performance economiche, da una parte, e intensità della partecipazione dei soci alla vita della cooperativa, dall’altra”.