CRISI DELLE COOPERATIVE: UN DOCUMENTO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA COOPERATIVA AMBRA
Alcuni giorni orsono La Gazzetta di Reggio ha pubblicato sotto il titolo “Cooperazione e crisi. Reggio reagisce”, una intera pagina dedicata alle opinioni di varie personalità che si sono espresse con varie argomentazioni e toni sul tema di cui al titolo. Queste opinioni fanno seguito ad articoli ed altre opinioni apparse in questi giorni a seguito della messa in liquidazione coatta amministrativa di Unieco.
Ora il Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale Ambra non ha nè titolo nè mandato per parlare nel merito delle vicende che hanno portato alle difficoltà e poi allo stato di crisi e chiusura di alcune grandi cooperative reggiane, ma tuttavia vuole esprimere il malessere che provoca la lettura di molte generalizzazioni e superficialità. Malessere certamente causato dalle cifre enormi del patrimonio disperso e dei risparmi e delle quote sociali in pericolo, ma non da meno causato dai giudizi spesso liquidatori rispetto allo stato (cosiddetto) di crisi del modello e del sistema che pervade molte affermazioni.
Nessuno di noi è un esperto economista ne analizzatore, ne un sociologo, tuttavia sappiamo chi siamo: siamo persone che credono che la forma cooperativa sia la più adatta a consentire un governo sociale dell’impresa, credono che la cooperazione sia una forma di impresa che consente di produrre ricchezza e rendere fruibile questa ricchezza e le opportunità che crea sia ai propri soci che al territorio. Siamo persone elette al governo della cooperativa Ambra da assemblee legalmente costituite e che ogni giorno sono chiamate a confrontarsi con problemi grandi, spesso enormi; sono persone che spesso hanno idee diverse su come dirigere l’impresa, ma che non dimenticano che sono chiamate a svolgere un ruolo che esalta il loro mestiere di educatori, infermieri, assistenti o impiegati.
Noi amministratori di cooperativa non ci sentiamo autoreferenti, ne culturalmente impegnati a sostenere gruppi politici o amministrativi: siamo orgogliosi di portare avanti idee e progetti che talvolta (oggi meno che in passato, purtroppo) incrociano il consenso di determinate personalità, anche della politica.
Quando siamo in difficoltà (e negli anni la nostra cooperativa lo è stata) facciamo una cosa semplice: discutiamo in Consiglio e in direzione, poi andiamo nelle assemblee separate dei vari servizi e in quella generale, per decidere cosa fare sulla base di analisi trasparenti e di proposte comprensibili. Spesso si vota a maggioranza, ma poi si procede anche affrontando i sacrifici o le svolte che si ritengono necessarie. Siamo in circa 700 persone in cooperativa; qualcuno dice tanti, qualcun altro dice che la cooperativa è ancora piccola per affrontare le modifiche sociali ed economiche che sono in atto e che richiedono energie culturali, risorse economiche e capacità professionali.
Se continuiamo a parlare e coinvolgere i soci, il numero non ci spaventa, nè ci spaventa affrontare temi e sfide nuove che il “mercato” ci impone. Il termine mercato non ci piace particolarmente, ma sappiamo che con quello bisogna fare i conti.
Siamo “utopici”? Siamo una “nicchia del tempo che fu” in un mondo che va da un’altra parte ? Nessuna di queste definizioni ci appartiene, anzi noi vogliamo concretamente guardare avanti, senza dimenticare l’identità che ci ha caratterizzato nel passato. Sappiamo che molte cooperative sono come noi alla ricerca dell’equilibrio tra rilancio dei valori di solidarietà e partecipazione con la necessità di esprimere capacità imprenditoriali oggi (ancor più di ieri) assolutamente obbligatorie.
Vogliamo andare avanti, con i suggerimenti e le critiche che ci possono venir fatte, ma senza dover pensare di difenderci da accuse e pregiudizi che francamente non crediamo siano addossabili al movimento cooperativo in generale.