Il 3 luglio al Tecnopolo un incontro sul WorkersBuyout: si è parlato delle esperienze reggiane
Cosa vuol dire WorkersBuyOut? Un fenomeno che sta diventando sempre più interessante e diffuso: operai e dipendenti delle aziende che al momento della crisi uniscono le forze e decidono di non disperdere tutti gli anni e il knowhow conquistato. Comprano l’azienda e diventano imprenditori.
Il 3 luglio se ne è parlato al Tecnopolo di Reggio Emilia, in una iniziativa organizzata da FiordiRisorse, l’unica Business Community del territorio, che non poteva restare impermeabile di fronte a un fenomeno così importante e concreto. Sono intervenuti diversi rappresentanti di cooperative nate con il WorkersBuyOut, assieme a Legacoop e Coopfond.
Art Lining di S.Ilario d’Enza produce interni per cravatte. Una serie di investimenti sbagliati prima, e poi la crisi del mercato americano dove era concentrato l’export, costringono la vecchia proprietà a dichiarare fallimento. Nessun imprenditore era disposto a rilevare l’attività. Una stasi durata un anno, poi la decisione, insieme ad altri dieci dipendenti, di diventare una cooperativa e di ricominciare con le proprie forze. Il Tfr è diventato il nuovo capitale sociale, 120mila euro. E’ il progetto pilota di Legacoop ed è stato raccontato da Stefania Ghidoni, la vicepresidente.
Greslab è una società cooperativa che ha rilevato nel 2011 la liquidata Ceramica Magica di Scandiano. Producono piastrelle. Il capitale sociale di Greslab è finanziato dai suoi soci, da Legacoop e Cfi (Cooperazione finanza impresa, la società cooperativa per azioni partecipata dal ministero dello Sviluppo economico). L’azienda adesso non solo va molto bene, ma ha anche ottenuto un riconoscimento alla fiera di Los Angeles. Ne ha parlato il presidente, Antonio Caselli.
Italstick è un progetto iniziato a gennaio 2010 e arrivato a conclusione il 16 marzo del 2011, quando è stata costituita la cooperativa con 24 dipendenti soci dalle ceneri della Diaures. Racconta Carlo Zibordi, il presidente: ” E’ un’ avventura che rappresenta un modello buono per la risoluzione di altre situazioni di crisi aziendali. Purché alla base ci siano progetti seri e la voglia di impegnarsi. Perché non bisogna nascondersi che il passaggio da dipendenti a imprenditori, anche a livello cooperativo, è comunque un passo faticoso: cambia la gestione dei tempi, in ambito sia professionale sia privato, a volte serve anche trattenere parte dello stipendio per finanziare gli investimenti, per incrementare il fondo rischi. Occorre, cioè, la capacità di guardare avanti. Ma ne vale la pena”
Lfoundry è il progetto di workers buyout nato dalla chiusura di uno stabilimento di Micron (ex Texas Instruments), colosso multinazionale nel campo dei microprocessori. Ce ne parlerà Fabrizio Famà, vicepresidente dell’azienda. Sono inoltre intervenuti Simona Caselli, presidente di Legacoop Reggio Emilia, e Gianfranco Tibaldi di Coopfond, che ha tra i suoi compiti statutari quello di promuovere, rafforzare e estendere la presenza cooperativa all’interno del sistema economico nazionale. L’iniziativa è stata moderata da Giuseppe Leoni e Lucia Mastroiacovo.