Il Ministero ha cancellato l’Unci. Soddisfazione di Confcooperative e Legacoop: i suoi contratti erano irregolari
“Finalmente scompare dalla scena una realtà ambigua, che ha prodotto gravi danni a carico di tante imprese cooperative e dell’immagine del sistema cooperativo, aprendo le porte a forme di irregolarità nel lavoro che, oggi, ci auguriamo vengano perseguite con intensità ancora maggiore rispetto al passato”. Così i presidenti di Confcooperative e Legacoop, Giuseppe Alai e Simona Caselli, commentano il decreto del ministero dello Sviluppo Economico che ha revocato il riconoscimento di associazione di rappresentanza all’Unione Nazionale delle Cooperative Italiane (UNCI).
“Un colpo di spugna – sottolineano i presidenti di Confcooperative e Legacoop – che nasce dalla constatazione dell’incapacità dell’Unci di assolvere le sue funzioni di vigilanza sulle imprese associate e giunge al termine di un lungo contenzioso sulle attività di un’associazione che ha prodotto danni pesanti al movimento cooperativo”. “Proprio all’Unci – proseguono Giuseppe Alai e Simona Caselli – si deve, infatti, la sottoscrizione di contratti di lavoro che abbiamo sempre definito illegittimi, penalizzanti per i lavoratori e per tutte quelle imprese cooperative che hanno subito pesantemente forme di concorrenza sleale tali, in alcuni casi, da determinarne lo stato di crisi”.
“A pagare i più pesanti effetti di questa distorsione – spiegano i presidenti di Confcooperative e Legacoop – sono state le cooperative di lavoro (logistica, in particolare), ma anche parte di quelle sociali, che nella nostra provincia si sono trovate a fronteggiare imprese – quasi sempre provenienti da altre aree geografiche – la cui competitività era esclusivamente fondata sul taglio del costo del lavoro, legato ad un contratto siglato con sindacati di nessuna rappresentatività al solo scopo di cercare affari proprio nei comparti a più alta intensità di lavoro”.
Dichiarato incostituzionale dal Tribunale di Torino quasi tre anni fa, proprio lo stesso contratto era stato sconfessato nel giugno 2012 da una circolare inviata dal ministero alle direzioni territoriali del lavoro: un testo con il quale si sanciva in via definitiva che gli unici contratti collettivi nazionali di lavoro, utili ai fini dell’individuazione della base imponibile contributiva e la retribuzione dei soci-lavoratori delle imprese cooperative, erano quelli stipulati da Agci-Confcooperative-Legacoop e Cgil-Cisl-Uil.
“Nonostante questa chiarezza – sostengono Giuseppe Alai e Simona Caselli – non si sono ancora stroncate quelle pratiche che abbiamo sempre ritenuto illegittime, nonché fortemente lesive dei diritti dei soci-lavoratori e del lavoro di tutte quelle cooperative che, nonostante la crisi, hanno applicato contratti ben più onerosi, pagando pesantemente – con la perdita di clienti e fatturato – il prezzo di una concorrenza sleale che nessuno ha ancora cancellato”.
“La revoca del riconoscimento all’Unci – concludono i presidenti di Confcooperative e Legacoop – non lascia più alibi o ambiguità a chi – su tutto il territorio nazionale – deve mettere la parola fine alle irregolarità e al dumping contrattuale: un’azione che certo resta tardiva rispetto ai danni già provocati alle cooperative che hanno sempre operato correttamente, ma che va attuata senza indugi e con grande fermezza per impedire che si aggiungano altri guasti in una situazione di crisi che si è ulteriormente aggravata”.