Il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Paolo Cattabiani, parla del 2013
«Archiviamo un 2012 molto difficile e affrontiamo un 2013 che sarà altrettanto difficile. Non solo per la cooperazione, anche per la cooperazione»: Paolo Cattabiani, presidente di Legacoop Emilia-Romagna non esita a mettere le carte in tavola, fedele all’idea che non ci si debba «far prendere dallo scoramento o dalla sfiducia, ma questa crisi si supera guardando con realismo ai problemi e alle difficoltà. Guardare alla crisi avendo oggi un pensiero per il dopo-crisi avendo come stella polare welfare, lavoro e promozione dell’economia sociale».
Cattabiani, ancora un anno difficile per le imprese, per i soci-lavoratori e per i dipendenti. Quali i settori dove si manifestano le criticità maggiori?
«Come si sa, ad essere più colpito è il settore delle costruzioni e le aziende a monte ed a valle ad esso collegate. L’immobiliare è pressoché fermo e succede così che imprese solide, patrimonializzate, con gruppi dirigenti e professionalità di prim’ordine, si trovino a dovere fare i conti con una crisi di liquidità che sconfina in crisi di solvibilità mentre gli istituti di credito cominciano a premere perché rientrino dei prestiti concessi. La fase si sente anche nei beni di largo consumo e nella cooperazione sociale, in quest’ultimo settore a causa dei tagli alle risorse per il welfare e ai ritardi dei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni».
Una criticità che si è manifestata già nel 2012. Cosa è stato fatto lo scorso anno e cosa verrà fatto nel 2013 per cercare di risalire la china?
«Intanto va detto che non ci rassegniamo a perdere un patrimonio di competenze, professionalità, relazioni, che hanno richiesto decenni per essere costruiti. Le strade da seguire sono quelle che già abbiamo intrapreso: ristrutturare, innovare, unire le imprese fondendole in aziende che abbiano spalle più larghe. La solidarietà intercooperativa è stata ed è forte e una buona parte delle risorse finanziarie e patrimoniali sono già state messe in gioco per parare i colpi di questi mesi e garantire i posti di lavoro e i risparmi. Non saranno processi indolori, occorrerà fare ricorso agli ammortizzatori sociali e sarà necessario che tra sindacati e imprese si realizzino intese che abbiano come obiettivo quello di salvaguardare il più possibile l’occupazione attraverso processi di ristrutturazione e riconversione. Non cerchiamo un sindacato addomesticato, ma rappresentativo e consapevole come in tante occasioni ha mostrato di saper essere».
Si dice spesso che da questa crisi usciremo profondamente cambiati. Cosa significa per la cooperazione?
«Per la cooperazione e per il mondo delle imprese sono già cambiate molte cose, in quantità e in qualità. Muta il mercato, i margini si restringono, cambia il valore lungo la catena che dalla produzione porta alla vendita, cresce la tensione finanziaria. Soprattutto, cambiano i prodotti e i modi di produrre: l’innovazione è l’elemento centrale che caratterizzerà le imprese, anche cooperative, che supereranno la crisi. Come Legacoop Emilia-Romagna abbiamo dato vita a Innovacoop, strumento per l’innovazione e l’internazionalizzazione delle cooperative. Anche attraverso un sito dedicato e azioni sul territorio, stiamo sostenendo la nascita di nuove cooperative che si formano per operare in settori innovativi. Tra poche settimane partirà una nuova mutua integrativa e stiamo lavorando per dare vita a un’unica società regionale per l’alta formazione. Le preoccupazioni del presente, dunque, non ci impediscono di progettare il futuro».
È una crisi che è stata definita “sistemica”, mette in discussione sia il modello di sviluppo, sia le regole, o la mancanza di regole, dell’economia e della finanza.
«È così, e la soluzione non può che essere sistemica: non si possono lasciare sole le persone e le imprese, va data un risposta d’insieme, come si sta facendo per il terremoto che ha colpito i nostri territori lo scorso maggio. Istituzioni a ogni livello, a partire dalla Regione che è un punto di riferimento fortissimo, imprese, istituti finanziari, cittadini, hanno messo a disposizione risorse e competenze per uscire al più presto da una situazione che, se lasciata a se stessa, diventerebbe ingestibile. Uno sforzo analogo, corale e ragionato, va fatto per uscire da questa situazione di crisi. Sapendo che ci sono, nell’agro-alimentare, nei servizi e nella GDO, anche cooperative e loro consorzi che investono, fanno acquisti e partecipano alla riorganizzazione industriale del Paese. L’Unipol è il caso più eclatante ma ve ne sono diversi altri».
Tra non molto ci saranno le elezioni politiche. Cosa vi aspettate dal nuovo Governo?
«Il rigore è necessario, ma non basta, da solo non fa bene né all’Italia né all’Europa che rischiano di strangolarsi con le proprie mani. Ci aspettiamo nuovi investimenti e maggiore equità sociale; chiediamo che venga allentato, in modo intelligente e equilibrato, il patto di stabilità per dare agli Enti Locali la possibilità di realizzare nuove opere sia in settori innovativi, sia in quelli maturi ma essenziali: infrastrutture, abitazione, welfare. È vitale che le Pubbliche Amministrazioni paghino le forniture in tempi brevi. Soprattutto occorre che il nuovo Governo eserciti una funzione di regia verso tutte quelle parti della finanza e dell’economia dalle quali dipende il rilancio dei consumi, del lavoro e delle attività produttive».
Vogliamo fare un primo bilancio su cooperatrici e cooperatori candidati nelle varie liste, in vista delle prossime elezioni?
«Intanto va detto che si candidano delle persone con la loro storia e il loro sistema di relazioni, non delle organizzazioni; poi, è naturale che più esperienze provenienti dalla cooperazione siederanno nelle istituzioni e meglio sarà per noi; da questo punto di vista si vedono conferme importanti e nuovi ingressi di rilievo. Ma le giuste cause della cooperazione devono essere sostenute da tutti, non solo da chi ha origini cooperative e una grande organizzazione nazionale non può che avere rapporti col Governo e i suoi ministri oltrechè coi singoli parlamentari».
(Intervista apparsa sulla Newsletter di Legacoop Emilia Romagna)