LA CERIMONIA DI APERTURA DI SOCIAL COHESION DAYS
Si è tenuta il 4 giugno a Reggio Emilia, presso il Centro Internazionale ‘Loris Malaguzzi’ la conferenza di apertura di Social Cohesion Days, primo forum internazionale sulla Coesione Sociale che si concluderà sabato 6 giugno 2015. Alla conferenza di apertura, dal titolo ‘L’importanza delle politiche di coesione sociale per promuovere una crescita intelligente, sostenibile, equa” hanno portato il loro saluto Carla Rinaldi, presidente della Fondazione ‘Reggio Children’, Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, e Raul Cavalli, portavoce di Social Cohesion Days.
Quest’ultimo nel suo discorso ha dichiarato: “Pensiamo che parlare di Coesione Sociale imponga uno sforzo in grado di immaginare un futuro possibile nell’ambito del quale sancire un nuovo patto tra le “generazioni” e tra gli Stati ed i loro cittadini. Pensiamo, quindi, che discutere di Coesione Sociale nelle piazze, nelle università, nelle biblioteche aprendo un confronto tra comunità scientifica, politica e cittadinanza sia l’unico modo di centrare l’obiettivo. È importante farlo ora. La Commissione nell’ambito del programma UE 2020 si prefigge una strategia che consenta all’Unione europea di raggiungere una crescita intelligente, attraverso lo sviluppo delle conoscenze e dell’innovazione; sostenibile, basata su un’economia più verde, più efficiente nella gestione delle risorse e più competitiva; inclusiva, volta a promuovere l’occupazione, la coesione sociale e territoriale. L’intenzione dei Social Cohesion Days non è la mera protesta, né sarà una battaglia contro (una tendenza dominante neoliberista, una pervasiva finanziarizzazione economica, un dilagante relativismo morale, il progressivo abbandono delle culture e delle tradizioni identitarie); sarà, invece, un’azione collettiva per formulare proposte, suggerire scenari e interpretazioni che possono contribuire sì allo sviluppo, ma del progresso umano affinché la crescita economica non sia più disgiunta dal benessere, ma ne sia strumento”.
Gli interventi di apertura hanno visto prendere parte Omar Arias, Lead Economist Social Protection and Labor Global practice, della Banca Mondiale, Pietro Barbieri, portavoce nazionale Forum del Terzo Settore, e Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Di seguito alcuni stralci del loro discorso sulla coesione sociale.
Giuliano Poletti: “… La coesione sociale non può essere costruita dall’alto o dal basso, ma è un processo che coinvolge tutti. Lavorare per la coesione sociale significa immaginare una serie di modelli tali consentire il conseguimento di questo obiettivo con la partecipazione di tutti i soggetti. Il tema che abbiamo davanti è come costruire delle infrastrutture che consentano di rendere protagonisti i cittadini. Abbiamo l’obiettivo, abbiamo la società che si organizza, la cittadinanza dinamica. Serve uno sforzo per trovare forme che ci aiutino a evitare logiche in cui la società interviene quando lo Stato non ci arriva o il mercato non investe. … La coesione sociale ha bisogno di un contesto nel quale ogni cittadino abbia il massimo di opportunità. La coesione sociale in un contesto ad alta disoccupazione ha molte difficoltà, quindi noi abbiamo il dovere di alzare il tasso di occupazione. In questo paese abbiamo sopportato una precarizzazione del lavoro che ha messo in ginocchio i cittadini. Dobbiamo far si che il contratto di lavoro a tempo indeterminato torni ad essere la forma di contratto maggioritaria di questo paese. I contratti precari hanno dato alle imprese la convinzione che si potesse competere sul costo del lavoro, riducendo il costo del lavoro, più che salvaguardare il know how. Ciò ha impoverito il nostro sistema economico…. L’altro dato è quello sulla previdenza, un grande tema mondiale. Il nostro sistema di previdenza ha visto cambiamenti e ha prodotto danni. La mancanza del ricambio è forte. I lavori socialmente utili noi li abbiamo fatti fare ai ragazzi di trent’anni: una scelta inaudita. Io li farei fare a chi sta andando in pensione per accompagnarlo serenamente alla fine. Usare i ragazzi giovani provoca molte tensioni sul piano sociale”.
La conferenza è proseguita con il dialogo ‘Il tempo delle scelte’ tra l’economista Eric Maskin, premio Nobel per l’Economia e il professor Romano Prodi.
“Uno dei miei interessi da economista – ha detto Maskin – è quello tra globalizzazione e ineguaglianza. C’è un grande periodo di globalizzazione. Cina e India sono cresciute enormemente grazie alla globalizzazione, ma la globalizzazione ha anche un lato oscuro, l’ineguaglianza. Disegnare un computer negli Stati Uniti, programmarlo in Europa e assemblarlo in Cina potrebbe generare disuguaglianze. La chiave per fare qualcosa contro l’ineguaglianza è fare il possibile perché le persone possano condividere i benefits della globalizzazione”.
“Quando ho cominciato i miei studi economici – ha proseguito Romano Prodi – il sistema di welfare europeo era considerato il modello più importante. Oggi non è più così. Qual è l’adattamento che dobbiamo fare? Il mondo va verso un progressivo abbandono del welfare o c’è ancora uno spazio economico per una convergenza? Il Brasile ha messo come condizione per l’impegno statuale l’obbligo scolastico e di vaccinazione per i minori. Nei paesi progrediti dobbiamo abbandonare questi obiettivi o possono essere ancora fattori di crescita?”.
Per Eric Maskin l’Europa sta passando un periodo molto difficile negli ultimi anni con una crisi profonda del sistema di welfare. L’austerità coinvolge profondamente le persone che hanno più bisogno. “La recessione – spiega Maskin – continua perché le persone non possono fare affidamento sui beni. I governi devono incrementare la spesa, non abbassarla. Il piano di Obama da 800 miliardi di dollari per stimolare l’economia è stato un successo”.
“Grande responsabilità quindi – ha aggiunto Prodi – non solo del mercato ma anche dello stato. Questo lo giudico indispensabile per portare avanti alcuni settori innovativi. Internet, per esempio, è nato dalla spesa pubblica. Così come le medicine anticancro dovrebbero essere finanziate dalla spesa pubblica. Così come l’economia verde, con incentivi statali. Siamo di fronte a una serie di obiettivi in cui il rapporto fra mercato e intervento dei governi assume un ruolo nuovo. L’autorità dei governi deve essere affiancata da Fmi e Wb. Qui abbiamo delle rotture fortissime perché la Wb ha visto nascere un concorrente enorme: la Banca asiatica per gli investimenti e le infrastrutture. Un fatto nuovo questa concorrenza, prodotta con rapidità, a cui hanno aderito tutti i grandi paesi europei, a cominciare dalla Gran Bretagna che di solito non fa nulla che non venga dagli Usa. Mi chiedo se questo doni maggiore o minore sensibilità ai problemi di crescita mondiali. In questo momento nel mondo ci sono 250 milioni di persone che vivono in paesi in cui non sono nate. Ciò porterà a un mondo più unito o più diviso?”. Eric Maskin ha concluso: “Sono ottimista. Ogni cambiamento tecnologico, sociale è rivoluzionario. La competizione non è necessaria”.