La cooperazione sociale dice no all’aumento dell’iva al 10%. Incontro con i parlamentari reggiani del PD
Confcooperative e Legacoop di Reggio Emilia chiedono al mondo politico di mobilitarsi urgentemente sul tema dell’aumento dell’Iva (dal 4 al 10%) per le prestazioni socio-sanitarie ed educative effettuate dalle cooperative sociali: “questione sulla quale – affermano le centrali cooperative – si gioca non solo la stabilità di molte imprese, ma prima ancora la stessa tenuta di tanta parte del sistema welfare”. In Italia ci sono circa 12.000 cooperative sociali e loro consorzi, che occupano 380.000 persone e raggiungono con i loro servizi 6 milioni di cittadini.
La mobilitazione su questo problema è stata chiesta anche in uno specifico confronto di Confcooperative e Legacoop con i parlamentari reggiani del Pd, che si è svolto ieri. Per la rappresentanza del Pd in Parlamento erano presenti gli onorevoli Vanna Iori, Antonella Incerti e Paolo Gandolfi. Ad illustrare la posizione della cooperazione sono intervenuti per Confcooperative il presidente e il direttore del Settore Solidarietà sociale Luigi Codeluppi e Roberto Magnani, e il direttore del Consorzio Oscar Romero Leonardo Morsiani; per Legacoop il responsabile delle cooperative sociali Carlo Possa, il presidente del Consorzio Quarantacinque Piero Giannattasio e il direttore generale di Coopselios Raul Cavalli. Diversi esponenti della cooperazione sociale reggiana saranno poi a Roma giovedì 19 settembre per partecipare, in Parlamento, ad una manifestazione indetta dall’Alleanza delle Cooperative Italiane.
Il provvedimento contestato da Confcooperative e Legacoop è stato assunto nella legge di stabilità 2013 e prevede che, a partire dal primo gennaio 2014, passi dal 4 al 10% l’aliquota Iva per le prestazioni di asili, Rsa, assistenza domiciliare, comunità per minori, centri per disabili gestiti dalle cooperative sociali. “L’aumento dell’Iva al 10% – sostengono Confcooperative e Legacoop – rischia dunque di mettere pesantemente in crisi, in una provincia come la nostra, che vanta una forte presenza cooperativa proprio in questi ambiti, una serie di servizi importanti, delicati e di grandissima utilità per le famiglie, aggravando i bilanci del pubblico, del privato, della cooperazione sociale o, al contrario, producendo un “taglio” dei servizi proprio alle persone e alle famiglie”. L’aggravio dei costi per le amministrazioni pubbliche e per i privati assumerebbe dimensioni rilevantissime. “Nella nostra provincia – sostengono Confcooperative e Legacoop – parliamo di oltre 7 milioni di euro di spesa in più, che non sono sostenibili – senza tagli da affettuare su altri servizi – da parte delle amministrazioni locali e a maggior ragione da famiglie che già scontano una crisi economica pesantissima; analogamente non sono sostenibili dalle cooperative sociali, che dovrebbero ridurre i servizi e, con essi, l’occupazione”.
“Un aumento dell’Iva che si dovesse tradurre in analoghi maggiori oneri per il pubblico – spiegano Confcooperative e Legacoop – è dunque un’operazione di mera tecnocrazia contabile fuori dalla realtà, che oltretutto avverrebbe alla vigilia di una del regime Iva da parte dell’Unione Europea che si focalizzerà proprio sui regimi degli enti pubblici e delle organizzazioni senza scopo di lucro, costringendo lo Stato italiano a possibili nuove e ulteriori modifiche”.
“Al mondo politico, ai parlamentari, ma anche agli stessi esponenti delle amministrazioni pubbliche – concludono Confcooperative e Legacoop – chiediamo dunque di opporsi fermamente a questo aumento dell’Iva, perché in gioco ci sono gli interessi di tante imprese e lavoratori, di tante famiglie e, al tempo stesso, la tenuta di un sistema di protezione sociale che rischia di perdere pezzi fondamentali”.
I parlamentari del Pd hanno condiviso le fortissime preoccupazioni della cooperazione sociale, e hanno dichiarato il loro appoggio alla posizione sostenuta delle organizzazioni cooperative.