La cooperazione sulla proposta legge regionale “promozione e sviluppo della cooperazione sociale”
Giudizio positivo sulla proposta di legge che prevede “Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale” è stato espresso da associazioni e organizzazioni cooperative (Legacoop Emilia-Romagna, Confcooperative, Forum associazione famiglie) nel corso di una udienza conoscitiva promossa dalla commissione Politiche per salute e politiche sociali, presieduta da Monica Donini. La proposta, che abroga l’attuale norma regionale in materia, presentata dai consiglieri Pd Marco Carini (primo firmatario e relatore), Anna Pariani, Paola Marani, Mario Mazzotti, Damiano Zoffoli, Antonio Mumolo, Beppe Pagani, Roberto Piva e Marco Monari, riconosce il ruolo assunto dalle cooperative sociali nel sistema di welfare regionale, sia come erogatrici di servizi che nel collocamento protetto, ne afferma l’operato in nuovi ambiti e sottolinea la rilevanza del sistema cooperativo nell’economia regionale.
Le organizzazioni presenti in commissione oltre all’impegno di presentare suggerimenti e proposte migliorative al testo hanno sottolineato l’importante ruolo svolto dalla cooperazione sociale all’interno del welfare in Emilia-Romagna. Per Legacoopsociali è intervenuto Alberto Alberani. In particolare, negli interventi hanno auspicato: un pieno riconoscimento della funzione pubblica delle cooperative; un ruolo significativo nel sistema socio-sanitario, in coerenza con l’attuale Piano socio-sanitario regionale, e nella formazione professionale; una valorizzazione delle cooperative e delle imprese “sane”, evitando cooperative spurie che fanno concorrenza sleale e mancare i diritti contrattuali. E hanno infine segnalato l’esigenza di un sostegno alla fiscalità delle cooperative sociali.
La proposta di legge, composta di 26 articoli, illustrata Marco Carini, prevede “l’istituzione dell’Albo regionale delle cooperative sociali; la determinazione delle forme di partecipazione della cooperazione sociale alla programmazione, progettazione, gestione, realizzazione e valutazione dei risultati del sistema integrato di interventi e servizi alla persona; l’individuazione dei criteri di affidamento e conferimento dei servizi; misure di promozione, sostegno e sviluppo della cooperazione sociale”. In Emilia-Romagna, ha ricordato Carini, “operano un migliaio di cooperative sociali per un totale di 37.646 dipendenti. Più del 77% degli addetti è assunto con contratto a tempo indeterminato e il 76% del totale è costituito da donne, mentre l’8% appartiene a categorie svantaggiate. Oggi – rileva il relatore – le cooperative sociali sono soggetti imprenditoriali a tutti gli effetti, uguali nei valori fondanti a quelle di un tempo, ma profondamente diverse nelle loro relazioni col territorio, nel rapporto con la Pubblica amministrazione, nella capacità di fare impresa portando benefici tanto a se stesse quanto alla collettività”. Per quanto concerne l’iscrizione all’Albo, ciò che cambia è la possibilità per le cooperative sociali di essere contemporaneamente nelle sezioni A e B, viene poi ampliata la gamma dei servizi gestiti dalle prime, andando a toccare gli ambiti sanitari ed educativi, fino alla formazione professionale e permanente. Viene poi introdotto il nuovo concetto di “cooperative di comunità” per quelle cooperative sociali “che si prefiggono di mantenere vive e a valorizzare le comunità locali a rischio di spopolamento o di estinzione attraverso l’attività dei soci, membri essi stessi della comunità”. Radicalmente rivisitata è la normativa degli affidamenti diretti e degli appalti, con una netta distinzione fra i casi in cui la legge consente di affidare direttamente il servizio alle cooperative sociali di tipo B per l’inserimento di soggetti svantaggiati – “in virtù della riconosciuta capacità di generare inclusione sociale e del forte legame col territorio” – e quelli in cui invece è necessaria la gara, che dovrà essere caratterizzata dalla presenza di clausole sociali per la Regione e gli Enti ed Aziende da essa dipendenti e potrà esserlo per tutte le altre Amministrazioni regionali. Le cooperative sociali extraregionali potranno invece gestire i servizi solo se soddisfano le stesse caratteristiche richieste per l’iscrizione all’Albo, mentre restano escluse dalle convenzioni con la Pubblica Amministrazione.