L’Assemblea dell’Alleanza delle Cooperative a Roma: pronti a fare la nostra parte per il rilancio dell’economia e la creazione di lavoro
La situazione dell’economia e le ricadute sociali della crisi richiedono un forte impegno di tutti per riavviare la crescita, senza ricadere negli errori di prospettiva, nelle iniquità, nella disattenzione al bene comune e alla coesione sociale che della crisi sono state cause non secondarie. Noi pensiamo ad un futuro fondato su un diverso modello di sviluppo – più equo, più stabile, più giusto – dove persone e comunità siano protagoniste e proponiamo l’impresa cooperativa come infrastruttura sociale diffusa che produce benessere, inclusione, partecipazione ed equità. In ogni caso, noi non intendiamo stare fermi, in attesa che altri facciano la loro parte. Quando, dunque, chiediamo al Governo, al Parlamento, a tutti i soggetti istituzionali, a tutti gli attori sociali, di attivarsi per definire e mettere in pratica vere politiche di sviluppo, ribadiamo contemporaneamente che siamo pronti a fare la nostra parte.
È questo il punto centrale del messaggio lanciato il 26 giugno a Roma da Giuliano Poletti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, all’Assemblea Nazionale del Coordinamento cui hanno dato vita, poco più di due anni fa, le principali organizzazioni di rappresentanza del movimento cooperativo: Agci, Confcooperative e Legacoop.
“In realtà non abbiamo mai smesso di fare la nostra parte – ha aggiunto Poletti, ricordando il lavoro fatto negli anni della crisi – per tenere in vita le nostre cooperative, per farle crescere ancora quando è stato possibile, per farne nascere di nuove, per salvare e incrementare il lavoro, per continuare a dare risposte alle aspettative e ai bisogni dei soci e delle comunità di riferimento”. Uno sforzo che ha prodotto risultati positivi. Tra il 2007 ed il 2011, come ha rilevato il Censis, l’occupazione nelle cooperative è cresciuta di quasi l’8%, a fronte di un calo complessivo dell’1,2%; un obiettivo raggiunto comprimendo la redditività e sacrificando gli utili.
Purtroppo, nel 2012 e nei primi mesi del 2013, il trend di crescita dell’occupazione si è fermato anche nelle cooperative. Ed al ricorso crescente agli ammortizzatori sociali, ai contratti di solidarietà, tante cooperative hanno affiancato forme autogestite di solidarietà mutualistica e riduzioni dei compensi degli amministratori, dei dirigenti e dei quadri, in modo da rendere più equi i sacrifici, e da mantenere viva la coesione dei corpi sociali.
Il credito, questione nodale. Poletti ha chiarito che tutti i settori cooperativi “sono colpiti dal calo dei consumi privati, dalla contrazione della domanda pubblica, dal blocco degli investimenti, dalla contrazione pesante del credito”. Questione, quest’ultima, che il presidente dell’Alleanza ha definito “davvero nodale”, ricordando come le risorse imponenti immesse dalla BCE nel sistema creditizio non sono arrivate all’economia reale ed alle imprese, soprattutto quelle piccole e medie e quelle ad alta intensità di lavoro, come le cooperative. “Il recente potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia è una misura positiva – ha detto – ma bisogna aggiungere la possibilità di accesso anche ai settori della pesca e di trasformazione dei prodotti agricoli, e procedure più snelle per le operazioni di piccolo e medio importo che rendano certa l’escussione delle controgaranzie da parte dei Confidi”.
Una crisi particolarmente acuta: l’edilizia. Tra le cooperative che soffrono maggiormente la crisi ci sono quelle che operano nel ciclo dell’edilizia, con contrazioni dei volumi di attività spesso vicine al 50% rispetto agli anni pre-crisi. “Per l’edilizia – ha detto Poletti – servono soluzioni urgenti e diffuse, a cominciare dagli interventi di riqualificazione urbana e scolastica, e di manutenzione delle strade e delle ferrovie. Per questo apprezziamo la scelta del Governo di rifinanziare e rafforzare le misure a sostegno delle riqualificazioni e delle ristrutturazioni degli edifici”.
La cooperazione tiene. “Ma complessivamente abbiamo saputo tener duro – ha precisato Poletti – ed abbiamo mantenuto viva la fiducia in un futuro che vogliamo più giusto e più equo. Per questo, accanto alle presenze nei settori consolidati, quelli nei quali le cooperative hanno raggiunto posizioni importanti(la distribuzione moderna, il credito e le assicurazioni, la filiera agroalimentare, l’edilizia, i servizi alle persone, alle collettività e alle imprese), abbiamo promosso e sviluppato nuove iniziative cooperative in aree e modalità nuove, alcune delle quali a forte rilievo sociale: nell’area dei servizi di welfare, dello sviluppo delle forme mutualistiche e delle cooperative tra medici; nella green economy e nella produzione di energie rinnovabili; nelle professioni intellettuali, dove si sta completando il quadro normativo che, riconoscendo l’attività in forma associata d’impresa, offre possibilità nuove ai giovani professionisti; ed ancora, le cooperative di comunità, che in contesti territoriali dove vengono meno servizi essenziali, e si riducono sia l’intervento pubblico che l’iniziativa privata tradizionale, si attivano per risolvere in forma mutualistica i bisogni delle persone, per sfruttare opportunità di sviluppo locale, per creare occasioni di lavoro e di radicamento per giovani destinati altrimenti alla disoccupazione o alla fuga”.
La forza del modello cooperativo. Poletti ha spiegato che la tenuta delle cooperative affonda le radici nel loro originale modello d’impresa, con caratteristiche consolidate in oltre 150 anni di storia, ma sempre vive e moderne: la finalità mutualistica e non lucrativa; l’assetto democratico, con la partecipazione paritaria dei soci al governo dell’impresa, secondo lo storico principio di “una testa, un voto”; la struttura inclusiva delle basi sociali; il continuo reinvestimento degli utili per lo sviluppo dell’impresa, garantito dai limiti di legge alla loro distribuzione; l’intangibilità dei patrimoni accumulati, assicurata dall’indivisibilità delle riserve. “Le cooperative – ha sottolineato Poletti – sono imprese naturalmente legate a prospettive di lunga durata, non di ‘mordi e fuggi’, capaci di essere strutturalmente imprese multigenerazionali, che non delocalizzano, ma si radicano nei territori di origine, producendo benessere diffuso”.
Le priorità: crescita e lavoro. Da qui l’impegno ribadito della cooperazione a concorrere al necessario sforzo comune per riavviare la crescita e creare nuovo lavoro, cui servono interventi immediati, ma anche politiche di lunga durata. “Poiché siamo convinti che i temi del lavoro e della produttività si affrontano meglio nel quadro di un’ampia condivisione – ha sottolineato Poletti – siamo pronti a concordare e sottoscrivere con Cgil, Cisl e Uil un accordo sulla rappresentanza”.
Più lavoro per i giovani e le donne. Parlare di più lavoro significa, soprattutto, parlare di lavoro dei giovani e delle donne. Ricordando che nelle cooperative rappresentate dall’Alleanza le donne costituiscono il 52,8% degli occupati e che i giovani sono presenti in modo significativo, Poletti ha indicato la necessità di rendere più facili le assunzioni e di incentivare il lavoro stabile. “Queste – ha detto - debbono essere le linee guida per le correzioni alla disciplina del lavoro su cui il Governo ha avviato il confronto con le parti sociali e che ci auguriamo vengano rapidamente presentate al Parlamento”.
“Abbiamo espresso e confermiamo oggi – ha aggiunto – consenso ed appoggio al Piano straordinario per l’occupazione giovanile: ci fa piacere che il Governo pensi anche alla promozione di cooperative formate da giovani che, a partire dal Mezzogiorno, intervengano nelle aree della cultura, dell’ambiente e delle tutele sociali. Abbiamo anche suggerito proposte specifiche, per interventi diffusi di miglioramento energetico sugli edifici pubblici”.
Meno tasse su lavoro e imprese; basta con i tagli lineari della spesa pubblica. Per favorire la ripresa economica e la creazione di lavoro, nel segno dell’equità, è necessario che siano orientate a queste priorità le politiche fiscali e di spesa pubblica. “Oltre al rafforzamento del contrasto all’evasione – ha detto Poletti – chiediamo meno tasse sul lavoro, con particolare attenzione per i redditi più bassi, e sulle imprese che reinvestono gli utili; più tasse sui patrimoni e sulle rendite finanziarie; per quanto riguarda la spesa pubblica, va definitivamente superata la fase dei tagli lineari, dando invece corpo ad una vera spending review che colpisca gli sprechi e premi la destinazione di risorse certe per gli investimenti pubblici”. Così come va ripensato e corretto il patto di stabilità interno, che blocca risorse preziose per gli investimenti delle Regioni e degli Enti Locali; va rinegoziato il patto di stabilità comunitario per favorire la ripresa e la crescita; vanno spesi bene i fondi comunitari, soprattutto per aumentare la competitività e l’occupazione nel Sud.
Investire in infrastrutture, aprire il mercato dei servizi pubblici locali, valorizzare l‘agroalimentare. Poletti ha sottolineato “l’assoluta urgenza della ripresa degli investimenti in infrastrutture, sia per elevare la competitività generale del sistema economico, sia per rilanciare il settore forse più in crisi”. Infine, riferendosi alla necessità di stimolare lo sviluppo in settori innovativi, salvaguardare eccellenze nazionali, difendere le tutele sociali e non deprimere i consumi delle fasce popolari, il presidente dell’Alleanza delle Cooperative ha indicato una serie di misure: aprire il mercato dei servizi pubblici locali; promuovere interventi diffusi nella green economy e nelle energie rinnovabili; bloccare gli aumenti dell’IVA, compreso quello relativo alle prestazioni delle cooperative sociali, previsto per gennaio; valorizzare la filiera agroalimentare nazionale; valorizzare il ruolo della cooperazione e della mutualità nella modernizzazione del sistema socio sanitario nazionale.