Una ricerca sul lavoro in imprese cooperative: il punto di vista dei lavoratori italiani e stranieri
Una ricerca e un libro per analizzare il lavoro degli stranieri in tre grandi cooperative emiliane. La presentazione di “Lavorare insieme. Imprese cooperative, climi lavorativi e immigrazione”, edito da Guerini associati e curato da Dino Giovannini e Loris Vezzali, avvenuta ieri nell’Aula Manodori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, è stata l’occasione per discutere delle sinergie che università, mondo delle imprese e amministrazioni locali possono sviluppare per fare sì che il lavoro degli immigrati aiuti ad arricchire e a far crescere il territorio sia sul piano economico che quello culturale. In una fase nella quale la crisi che colpisce sia le aziende che il sistema di welfare rende tutto più complicato.
A parlarne, nella iniziativa promossa da Boorea e Legacoop Reggio Emilia, sono stati chiamati, insieme ai curatori dell’opera, il Rettore Aldo Tomasi, l’assessore alle politiche per la coesione sociale del Comune di Reggio Emilia Franco Corradini, Emilio Reyneri, docente di sociologia alla università di Milano Bicocca, Simona Caselli (Legacoop), Ildo Cigarini (Boorea), e, in rappresentanza delle tre cooperative nelle quali si è svoltal’indagine, che ha coinvolte oltre 300 lavoratori, Fabrizio Guidetti, presidente di Unipeg), Chiara Nasi, vicepresidente di Cir food, e Roberto Olivi, presidente di Coopsevice. Ildo Cigarini ha sottolineato che la ricerca non sarebbe stata possibile senza il forte coinvolgimento delle tre imprese cooperative, confermato da Dino Giovannini, particolarmente soddisfatto degli esiti di una indagine che ha coinvolto il personale delle tre imprese nella progettazione del questionario, nella realizzazione della ricerca e nell’analisi dei risultati. Emilio Reyneri, il più prestigioso sociologo del lavoro italiano sui temi del mercato del lavoro e degli immigrati, ha presentato alcune tabelle sul lavoro immigrato in Emilia-Romagna, dalle quali si evince che gli stranieri formano ben il 13% della forza lavoro nella nostra regione, anche se continuano a fare fatica ad accedere alle posizioni più qualificate. Tra i risultati della ricerca, Reyneri ha sottolineato da un lato il maggiore livello di soddisfazione che i lavoratori stranieri dichiarano nel lavoro in cooperativa rispetto ad esperienze in altre imprese, dall’altro l’esistenza di una chiara dicotomia tra “il dentro”, in azienda, dove il clima lavorativo tutto sommato è buono, e “il fuori”, dove i problemi di dominanza sono ancora avvertiti dagli immigrati.
Significative le testimonianze dalle imprese. In Unipeg, ha dichiarato Fabrizio Guidetti, i lavoratori stranieri sono 230 su circa 700: i gruppi etnici più numerosi sono i Ghanesi (34), gli Albanesi (23), i Cingalesi (21) e i Cinesi (20). La crisi economica in corso, ha ricordato Guidetti, vede però sempre più lavoratori reggiani candidarsi a posizioni occupazionali nella macellazione che solo qualche anno fa avevano tra i candidati soprattutto lavoratori immigrati. Numeri significativi si registrano anche in Coopservice, dove, ha detto Roberto Olivi, sui circa 12.000 dipendenti e soci il 15% sono stranieri, percentuale che tocca il 30% però in provincia di Reggio Emilia. In particolare, a Reggio Emilia il 90% dei lavoratori immigrati di Coopservice è socio. Anche Chiara Nasi ha sottolineato il forte impegno di Cir food per favorire l’integrazione dei lavoratori stranieri e il sostegno dato dalla azienda con politiche formative (sull’insegnamento della lingua italiana, ad es., ma anche sui diritti e doveri del socio in cooperativa), corsi di professionalizzazione, organizzazione di momenti di socializzazione e interventi sui turni di lavoro capaci di venire incontro alle esigenze culturali e religiose degli stranieri. Importanti anche le testimonianze di tre lavoratori stranieri, Altin Stenaj, di origini albanesi e caporeparto nello stabilimento Unipeg di Reggio Emilia, Mina Arouch, quadro di Coopservice di origini marocchine, che ha ricordato l’emozione e le difficoltà del primo giorno di lavoro nei padiglioni del San Lazzaro,e Fatiha Ait Safar, altra lavoratrice di origini marocchine che ha evidenziato il miglioramento della propria condizione lavorativa avvenuto in Cir food rispetto ad altre precedenti esperienze nel settore dei servizi. Simona Caselli, recentemente nominata consigliere di amministrazione dell’Università di Parma, ha chiuso i lavori ricordando la necessità di sviluppare un forte contrasto rispetto alle “false” cooperative, che pregiudicano il buon nome del modello cooperativo comprimendo i diritti dei lavoratori, ma soprattutto ha enfatizzato la necessità che imprese cooperative, università e istituzioni lavorino insieme in maniera strutturale e non episodica sia per favorire l’integrazione dei lavoratori stranieri, che per promuovere politiche di rilancio e innovazione dell’economia a fronte di una crisi economica che colpisce pesantemente anche i cittadini italiani.