
ZORA ACCOGLIE I VOLONTARI DI YAP
YAP è un’associazione internazionale laica, non governativa e senza fini di lucro, fondata nel 1971, che si collega ad altre piattaforme, reti e associazioni operative nell’ambito del servizio volontario, dell’educazione e della solidarietà internazionale al fine di creare azioni e progetti inseriti in una strategia di lungo periodo che possa sviluppare iniziative di sviluppo sociale. I «servizi» realizzati dall’associazione si concretizzano in campi di lavoro associati a temi di diversa natura: “ambientale”, “ristrutturazione”, “patrimonio culturale”, “storico”, “sociale”, “handicap” e “bambini”.
Da numerosi anni, durante il periodo estivo la cooperativa sociale Zora di Scandiano accoglie un gruppo di volontari provenienti da diversificati luoghi del mondo ed aderenti ai progetti dello Yap.
“Nel mese di luglio – spiega Igor Ghisio, di Zora – abbiamo accolto, per una durata di 15 giorni, un gruppo composto da 6 volontari stranieri accompagnati da un coordinatore italiano presso gli spazi del Centro socio-riabilitativo diurno Benzi, del Centro socio-riabilitativo residenziale Stradora e presso il Centro Chonca di Scandiano. Un gruppo prevalentemente «al femminile», bilanciato nella rappresentazione delle diverse nazionalità ed etnie: Italia, Turchia, Spagna, Russia e Francia. I giovani – prosegue Ghisio – hanno alloggiato presso un salone normalmente utilizzato per gestire le attività di grande gruppo delle strutture per l’occasione temporaneamente adibito a grande camera da letto stile «ostello». Successivamente ad alcuni momenti informativi / formativi forniti dalla nostra cooperativa rispetto alle caratteristiche della stessa, dei centri che gestisce e degli ospiti che li abitano, i volontari hanno scelto di vivere l’esperienza all’interno delle tre realtà. I ragazzi hanno vissuto l’organizzazione dei Servizi lasciandosi coinvolgere all’interno di tutte le fasi della giornata, strutturate e non strutturate. La loro esperienza si è concretizzata come prezioso contributo al lavoro degli operatori impiegati e soprattutto come un importante opportunità di incontro e relazione con i nostri ospiti. La storia dei campi Yap presso le nostre strutture ci ha insegnato che il problema della lingua non rappresenta che una barriera fittizia alla comunicazione: anche quest’anno tra gli ospiti dei Centri e i volontari si sono raggiunti elevati livelli di interazione, attraverso la comunicazione non verbale ed il “fare insieme”. Ad alimentare la vicinanza reciproca ha contribuito la curiosità dei ragazzi nei confronti delle tradizioni ed usanze portate dalle volontarie con diversa cultura. Nella quotidianità questa curiosità si è tradotta in vicinanza emotiva ed inevitabilmente ha sviluppato un rapporto affettivo che ha permesso di vivere con grande intensità le relazioni umane dettate da questa particolare convivenza. Ogni volta – conclude Ghisio – ci chiediamo come una esperienza limitata nel tempo come quella dei volontari Yap possa dar vita a legami, se pur concretamente non duraturi, che raggiungono livelli di coinvolgimento e profondità affettiva tali da rendere doloroso il distacco al termine del campo. Probabilmente l’incontro tra il bisogno di relazione espresso dagli ospiti, le caratteristiche predisponenti all’esperienza di volontariato proprie dei giovani stranieri e le dimensioni temporali circoscritte rappresentano i giusti ingredienti per concretizzare un esperienza unica ed irripetibile che porta un arricchimento alle personalità di tutti gli attori coinvolti”.
Ecco le riflessioni “lasciate” da Martina, il coordinatore del gruppo:
“Perché si sceglie o meglio perché sei giovani ragazzi da paesi diversi scelgono di trascorrere un campo di volontariato di tre settimane nella cooperativa Zora, un centro per ragazzi disabili a Scandiano, nei paraggi di Reggio Emilia? Prescindendo dalle singole motivazioni individuali, alla base c’è la curiosità, la voglia, la motivazione di mettersi in gioco e lavorare a stretto contatto con persone speciali in un ambito molto complesso nel suo genere. Si….speciali perché ogni persona all’interno del centro ha contribuito a modo suo a rendere piene e divertenti quelle giornate trascorse insieme ai volontari che non conoscevano nemmeno una singola parola di italiano. I primi giorni sono trascorsi principalmente ad osservare poiché per la maggior parte di loro si trattava della prima esperienza a contatto con la disabilità e quindi era necessario un primo periodo di adattamento. Ma con il passare dei giorni e le tante ore trascorse insieme nelle varie attività quotidiane, durante le gite, e lungo le serate nel centro residenziale di Zora i ragazzi sono stati ottimi maestri di italiano per quei sei ragazzi: tre ragazzi russi, una spagnola, una francese e una signora turca. Inoltre la complicità che si è creata tra di loro è stata sorprendente, i ragazzi ogni giorno erano impazienti di vedere i volontari e trascorrere tempo con loro, sempre curiosi ed entusiasti della loro presenza e soprattutto molto dispiaciuti dopo la loro partenza a fine progetto. È stata un’esperienza senza dubbio ricca: di emozioni, di scoperte, di dialoghi fatti di segni mezze parole e tanti sguardi, di spontaneità, di risate e condivisioni. In tutto ciò vogliamo senza dubbio ringraziare l’associazione Yap e i coordinatori dei vari centri e in modo particolare Igor sempre molto disponibile nei nostri confronti. Infine voglio concludere con una frase di una volontaria russa: “the most important is that you want to return and I want!” (la cosa più importante è che tu abbia voglia di ritornarci e io sicuramente lo voglio!)
Un grazie di cuore a Martina, Lev, Mariia, Clara, Alena, Rocio e Belguzar.